Le nostre strutture

L’US Settignanese, consapevole dell’importanza dell’impiantistica nella crescita dei propri tesserati, ha implementato molto negli ultimi anni questo aspetto, investendovi impegno e risorse.

Ora le strutture in nostra gestione presso lo stadio dedicato alla memoria del grande Ferruccio Valcareggi, dopo svariati interventi di alto profilo, sono moderne e quanto mai funzionali all’attività. Oltre a campi e spogliatoi in perfetto stato, possiamo infatti vantare uffici, ambulatori e palestra davvero confortevoli e pratici. Non è sempre stato così, all’inizio della storia rossonera la situazione era ben diversa e di seguito riportiamo le vicissitudini che hanno portato la società ad ottenere queste strutture con un breve riassunto.

Per chi ancora non ci conosce completiamo l’escursus con un video che immortala dall’alto il Ferruccio Valcareggi e due gallery di immagini inerenti campi, spogliatoi, uffici, ambulatori e palestra. 

“Siamo troppo grandi: dobbiamo costruire una sede..”
Nel novembre del 1984, la Settignanese chiede al Dott. Fino Fini, allora Direttore del Centro Tecnico Federale di Coverciano, oggi Direttore del Museo del Calcio, di diventare il Presidente onorario; “Mi sento orgoglioso di accettare la presidenza onoraria che voi mi offrite, perché in questi anni ho avuto modo di capire quanto siete persone serie” con queste parole, presso il ristorante Il Vecciolino, sotto Monte Morello, con tutto il Consiglio presente, il Dott. Fini accettò quella che poi non sarebbe stata solo una carica onoraria ma qualcosa di molto di più sia per l’impegno da lui profuso nei confronti della Settignanese ogni qualvolta se ne è presentata la necessità, sia perché è stato un autentico maestro di vita. Intanto, già dai primi mesi del 1988 la Settignanese cominciò a lavorare ad un progetto ambizioso, ovvero costruire una Sede presso l’impianto Romagnoli che di lì a qualche anno le sarebbe stato assegnato e dove avrebbe trovato la sua collocazione naturale. Spesso Maurizio Romei e qualche volta con il Vice Presidente Alvaro Giovanetti, andavano a parlare con Michele Ventura, Vice Sindaco e Assessore allo Sport del Comune di Firenze, per tentare di farsi finanziare dall’Amministrazione il progetto. Erano spesso appuntamenti con attese di ore e ci volle francamente tanta costanza, ma ne valse la pena perché un lunedì pomeriggio durante l’ennesimo colloquio, mentre discutevamo sempre di questa sede, Michele Ventura disse “Maurizio mi hai proprio rotto…., prendi un architetto e fai questa benedetta sede”. Furono pianti di gioia e di lì a breve fu dato incarico all’architetto Adriano Perra di fare il progetto. Anche gli impianti del Romagnoli erano quasi ormai finiti, mancava il contratto di allacciamento che il Comune doveva fare con l’Enel affinché i quarantaquattro riflettori di ciascuno dei due campi si accendessero ed illuminassero a giorno il complesso sportivo. Comunque il 1°di maggio 1990, e la data non fu casuale, il nuovo Assessore allo Sport, Tea Albini ci consegnò ufficialmente gli impianti che oltre a noi furono assegnati provvisoriamente anche all’U.S. Campo Marte, attualmente Olimpia Firenze; provvisoriamente perché loro sarebbero tornati al Cerreti non appena fossero terminati i lavori di sistemazione di quell’impianto. Rimediammo, d’accordo con l’U.S. Campo Marte, al fatto che non avevamo la luce per gli allenamenti e gare in notturna per tutto maggio e parte di giugno, noleggiando un gruppo elettrogeno. Ma a settembre c’era il Torneo Internazionale “Nereo Rocco” e tre ore prima che il Torino giocasse con la Fiorentina la partita inaugurale, riuscimmo con l’aiuto di qualche conoscenza a far fare l’opera di allacciamento della corrente. Intanto nel giugno del 1993 avevamo dato il via alla costruzione, come Settignanese, del terzo campo al Romagnoli; furono tre mesi di duro lavoro dove ogni consigliere non si tirò mai indietro e sotto la direzione di Patrizio Nuvoli, da noi soprannominato “l’ingegnere”, costruimmo questo campo da calcio di supporto al campo centrale in erba, proprio per tentare di preservare al meglio il manto erboso. Al di là di quello che ci costò come lavoro manuale, il costo economico di tale opera fu di circa 120 milioni, riflettori compresi. Il Campo Marte tornò al Cerreti e fu sostituito alla fine del 1993 dalla Società Sancat, facente capo alla parrocchia di Santa Caterina di Don Luciano. Purtroppo l’ingresso al Romagnoli della Sancat non fu del tutto indolore. La polemica fra noi e loro per l’utilizzo dell’impianto e della sede divampò in maniera forte e con toni accesi; ma alla fine trovammo un accordo che stabilì le giuste proporzioni sulla gestione.Certamente un grosso lavoro di mediazione fu fatto dal nostro nuovo Presidente il Dott. Gilberto Baldazzi, subentrato a Pinzani nella carica alcuni mesi prima. A proposito della sede occorre dire che è stata ideata per ospitare tutto ciò che a nostro avviso deve avere una Società di calcio moderna; ambulatori con tutti i macchinari per curare i giocatori (lo staff sanitario è attualmente diretto da Dott. Nicola Armentano che si avvale della collaborazione dei Dott.ri  Andrea Moretti e  Roberto Mercuri, dei fisioterapisti Dr.Alessandro Francini, Guido Pasquini e Lorenzo Mancini – optometristi Dr.Massimo e Marco Galanti), un’ aula didattica, una palestra per la rieducazione dei giocatori infortunati e per il potenziamento delle squadre più importanti, uffici, sale riunioni, magazzini, spogliatoi e quant’altro è funzionale per l’attività.